E’ scientificamente provato che la nostra capacità di attenzione è di nove secondi. E sapete quanto è quella dei pesciolini rossi che teniamo nei nostri piccoli acquari nell’entrata di casa? Nove secondi. Nonostante abbiamo un cervello nettamente più sviluppato, siamo diventati proprio come i pesciolini rossi. Il mondo va troppo di fretta e anche se ci proviamo con tutte le nostre forze, non riusciamo a stargli dietro.
Il ruolo della tecnologia
Spesso si da la colpa a tutti i dispositivi elettronici che ci aiutano nella vita quotidiana e di cui sembra non possiamo fare a meno. Certo, stare sempre connessi e incollati allo schermo del telefono dodici ore al giorno non fa bene al nostro cervello in qualsiasi caso, soprattutto se ci bombarda di stimoli senza interruzione.
Quando scorriamo la bacheca di un social, o tra gli articoli online di un giornale, recepiamo così tante informazioni che spesso non ce ne rendiamo neanche conto. Il nostro cervello passa repentinamente da una all’altra e in modo graduale diminuisce la nostra capacità di stargli dietro, ed ecco che ci perdiamo qualcosa per strada. E’ troppo per tutti, eppure non ci basta mai. E’ il sistema di cui facciamo parte che ci vuole sempre attivi e funzionali, però è un circolo vizioso: più abbiamo informazioni, meno abbiamo la capacità di elaborarle e recepirle, quindi ci dimentichiamo cosa abbiamo letto e abbiamo nuovamente bisogno di avere più notizie.
Ma gli stimoli che ci circondano non sono solo sugli schermi dei nostri smartphone. Se tiriamo in su il naso e ci guardiamo intorno, ovunque troviamo qualcosa che cerca di richiamare la nostra attenzione. E spesso, per non dire sempre, ci vuole convincere a fare, o comprare qualcosa.
La pubblicita’
La capacità di persuasione è alla base di ogni campagna pubblicitaria. Che sia in tv, su un cartellone pubblicitario o uno slogan su un pacchetto di patatine. E’ tutto studiato appositamente per richiamare l’attenzione e farti comprare il proprio prodotto. E provano a convincerci che è proprio quello che tu stai cercando, quello di cui hai bisogno, quello che ti renderà, esageriamo, una persona migliore. Lo sappiamo che non è così, eppure.
Prova ad entrare in un bar, una tabaccheria o qualsiasi negozio. Gli espositori che trovi richiamano non solo la tua attenzione, ma quella addirittura dei tuoi bambini, abili persuasori nel farsi comprare dolcetti o giocattoli. Sono studiati ad hoc tipo questi espositori da banco in cartone e non possono non essere notati. Anzi, sono lì apposta. Lo sai, eppure, compri.
Le multinazionali fanno la loro grande parte in questo gioco alla caccia dei nuovi consumatori. Convinci i ragazzi che quelle sono le scarpe più belle, magari facendole indossare all’invidiato influencer di turno, e il gioco è fatto.
La moda
Ci vogliono tutti uguali, con gli stessi capi d’abbigliamento, con gli stessi telefoni, auto, borse, addirittura con gli stessi cani di razza. E guardiamo tutti gli stessi programmi in tv, le stesse serie, anche gli stessi video sui social. E chi nasce e cresce diverso viene emarginato ed etichettato, lo sanno bene i nostri giovani: spesso basta non seguire questa o quella moda e sei bullizzato, deriso, fuori dal gruppo. Il diverso, quello che non segue la massa, diventa così, al contrario di quello che si può pensare, socialmente pericoloso. Come se avere una testa pensante fosse davvero il pericolo più grande. O forse è così, d’altronde è il pensiero divergente che ha dato vita alle menti più brillanti e alle scoperte più importanti.
Facciamo parte di un mondo globalizzato figlio del capitalismo e delle distinzioni in classi sociali. Per amalgamarci siamo diventati sempre più consumisti e l’abitudine ci ha portato a questa condizione: siamo quel che abbiamo, o quel che sembriamo. In fondo compriamo solo con lo scopo di apparire più belli ed essere guardati. Siamo diventati proprio tutti dei pesciolini, tutti vestiti di rosso, tutti chiusi in una bolla da cui è difficile, ma non impossibile, uscire.